CORSO ONLINE - “Ma nun c’è lingua abbietta e buffona come la romana” (G.G. Belli).
Momenti di storia del romanesco
Orario delle lezioni
il lunedì, ore 18.00 -19.00, da lunedì 9 novembre 2020 a lunedì 14 dicembre 2020.
A ciascuna ora di lezione seguirà mezz’ora di dialogo tra il docente e i partecipanti.
NB: il corso è gratuito ma occorre iscriversi cliccando su "iscrizioni" in alto a destra sulla
schermata.
Il tema del ciclo di lezioni
Sul dialetto di Roma (uno dei pochi che ha un nome tradizionale diverso da quello dell’etnico:
romano questo, romanesco e poi anche romanaccio quello) esistono tanti giudizi negativi: Dante
parlò di tristiloquium e lo stesso Belli, il più grande poeta romano, di “lingua abbietta e buffona”,
anche se poi un verso dei suoi sonetti dice “Ma nun c’è lingua come la romana” (e il titolo del ciclo
di lezioni fonde queste due citazioni belliane).
Di certo dal Medioevo a oggi il dialetto della caput mundi ha avuto una storia movimentatissima,
nel corso della quale ha perso alcuni tratti meridionali che gli erano propri nella fase antica per
avvicinarsi progressivamente al toscano-italiano, rispetto al quale ha però mantenuto sempre una
sua facies distinta, che in certi momenti storici è stata particolarmente apprezzata, sia nel resto
d’Italia sia anche all’estero (dove ha avuto a lungo successo l’espressione “lingua toscana in bocca
romana”), in altri meno.
Non c’è dubbio però che il romanesco è il dialetto più noto e diffuso in tutta Italia (grazie anche al
cinema e alla televisione) e ha esercitato un suo fascino anche su molti scrittori non romani, che lo
hanno usato nelle loro opere, e non solo nelle parti “mimetiche” (ai nomi celeberrimi di Gadda e di
Pasolini se ne potrebbero aggiungere vari altri, fino a Walter Siti).
Obiettivi del ciclo di lezioni
l ciclo di lezioni si propone di ripercorrere, nelle sue tappe essenziali, la storia sia del romanesco,
proponendo la descrizione dei tratti dialettali più caratteristici nel loro sviluppo nel tempo, sia
anche dei rapporti di dare e avere rispetto all’italiano. Sullo sfondo si porrà la storia urbanistica,
demografica, politica, sociale e culturale della città, anch’essa variamente giudicata, ora come caput
mundi provvista di una “grande bellezza” che la rende unica, ora come nuova Babele/Babilonia,
caotica e perversa; ora come città generosa e accogliente, che rapidamente fa sentire romano anche
chi viene da fuori, ora come spazio urbano vasto e contraddittorio, in cui non è facile vivere e
sopravvivere. In ogni lezione verranno proposti alcuni testi in dialetto
Date e programma delle singole lezioni:
1. 20 aprile 2020:
I nomi del dialetto di Roma. Le prime due testimonianze epigrafiche: un graffito del sec. IX
e una scritta pittorica del sec. XI. I tratti linguistici di “lunga durata” del romanesco.
2. 28 aprile 2020:
Il romanesco antico o “di prima fase”. La Cronica dell’Anonimo Romano (sec. XIV) e il
problema della toscanizzazione rinascimentale.
3. 4 maggio 2020:
Il passaggio al romanesco “di seconda fase”. Le battute di Perna nella commedia Le
stravaganze d’amore di Cristoforo Castelletti (1585) e i poemi eroicomici sei-settecenteschi.
Scritture e documenti popolari.
4. 11 maggio 2020:
Il “monumento” al romanesco di Giuseppe Gioachino Belli. La letteratura dialettale dopo
Belli.
5. 18 maggio 2020:
Il romanesco dall’Unità al secondo dopoguerra, tra italianizzazione del romanesco e
romaneschizzazione dell’italiano.
6. 25 maggio 2020:
Il roman(esc)o oggi: dal centro storico alle periferie.